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Relazioni nell'ottica dell'identificazione proiettiva



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Oggi cercheremo di parlare dell’identificazione proiettiva, come ponte tra sé e l’altro.

L’identificazione proiettiva è un fenomeno psicologico molto comune che avviene all’interno della relazione con l’altro.

Il tentativo è quello di chiarire un po' questa dinamica sia dalla prospettiva quotidiana di persone a digiuno di qualsivoglia nozione psicologica, che dalla prospettiva del terapeuta che osserva sé mentre osserva l’altro.

All’interno del contesto sistemico-relazionale l’identificazione proiettiva è vista come un fenomeno appunto che si gioca tra due persone o all’interno di una famiglia.

È la dinamica che ci offre le lenti secondo le quali possiamo osservare come ci percepiamo e come ci relazioniamo.

Di seguito proponiamo qualche esempio pratico per entrare meglio nella dinamica proposta oggi:

 

In una coppia uno dei due partner può sentirsi inadeguato senza riuscire a condividerlo. Potrebbe in tal caso veicolare nell’altro questo sentimento agendo ad esempio continue critiche e svalutazioni, finendo sempre in una escalation violenta. Il partner nel ricevere continuamente tutto ciò potrebbe iniziare a sentirsi appunto inadeguato senza capire bene il perché e creando quindi un cerchio perfetto.

 

Inoltre, possiamo pensare ad un genitore preoccupato per non essere abbastanza autorevole ed in confort con le regole. Questa insicurezza può essere proiettata sul figlio il quale potrebbe iniziare a comportarsi in modo ribelle o oppositivo e confermano di conseguenza il timore iniziale del genitore.

 

Essere consapevoli di questi meccanismi è molto significativo affinché si possa compiere un primo passo verso la libertà. Un passo per non rimanere intrappolati in una rete relazionale dove ci si sente diversi, tristi o arrabbiati senza un apparente motivo.

Ti accorgi che alcune relazioni ti fanno sentire sempre nello stesso modo, come se fosse un copione che si ripete.

L’identificazione proiettiva ci può aiutare in tal senso a leggere queste dinamiche come segnali di un processo inconscio. Thomas Ogden ha sviluppato la comprensione di questo concetto introdotto già precedentemente da Melanie Klein, spostando il focus non tanto su ciò che definiamo come meccanismi di difesa ma sulla comunicazione inconscia tra le persone.

Questo processo così importante nelle relazioni, che siano terapeutiche – familiari – di coppia, avviene in sordina, spesso in modo sottile ed inconsapevole.

Ogden ci aiuta a descrivere l’identificazione proiettiva come un fenomeno relazionale, e quindi come palcoscenico al cui interno l’altro riceve una data proiezione finendo per identificarsi nel tempo con essa:

 

Il partner che teme il rifiuto può inconsciamente comportarsi in modo freddo e distante, suscitando nell’altro un senso abbandonico.

L’altro partner avvertendo di essere trascurato potrebbe reagire in modo ansioso o rabbioso, andando così a confermare il timore iniziale: “sei troppo esigente con me!!!”

 

Come abbiamo già accennato sopra, viene in tal modo a crearsi un circuito relazionale in cui entrambe le persone recitano ruoli che non possono che rinforzare la dinamica iniziale.

 

Un bambino che non riesce a verbalizzare le sue difficoltà potrebbe inconsapevolmente evocare ansia nel genitore il quale a sua volta potrebbe sentirsi sopraffatto ed iniziare a percepire un turbinio di emozioni senza riuscire a gestirle.

L’emozione in questo caso viene agita senza essere verbalizzata.

 

Anche in terapia infatti il paziente può far vivere al terapeuta emozioni che possono far emergere frustrazione, irritazione, rabbia.

Riconoscere tutto il processo è un prezioso strumento di comprensione dove il terapeuta può aiutare l’altro ad esplorare nuovi territori anche partendo da ciò che sente nel qui ed ora.

La chiave è accompagnare il paziente nell’apprendimento e nella distinzione tra ciò che è veramente proprio e ciò che viene offerto dall’altro. E rompere schemi relazionali che si ripetono nel tempo per favorire la crescita all’interno di una cornice di comprensione e supporto.


 
 
 

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